L'Internet of Things
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Cos'è e dove si applica l’Internet of Things (IoT)?...
E’ un neologismo utilizzato in telecomunicazioni, un
termine nato dall’esigenza di dare un nome agli oggetti reali connessi ad
internet: dalle utility alla sanità, dalla produzione alla pubblica
amministrazione sono ormai molti i settori e ambiti lavorativi interessati
dall’innovazione tecnologica dell'IoT, con diversi livelli di maturità.
Il significato e definizione si esprime bene con degli
esempi: IoT è ad esempio un frigorifero che ordina il latte quando “si accorge”
che è finito; IoT è una casa che accende i riscaldamenti appena ti sente
arrivare, etc…
Questi sono esempi di IoT, ovvero di oggetti che,
collegati alla rete, permettono di unire mondo reale e virtuale.
Lo scopo di questo tipo di soluzioni è sostanzialmente
quello di monitorare e controllare e trasferire informazioni per
poi svolgere azioni conseguenti.
In ambito cittadino ad esempio un rilevatore collocato
in una strada può controllare i lampioni e segnalare se la lampada funziona, ma
lo stesso rilevatore potrebbe, se adeguatamente attrezzato, segnalare anche
informazioni sulla qualità dell’aria o sulla presenza di persone.
L’evoluzione di internet ha esteso internet stesso ad
oggetti e luoghi reali (“cose”
appunto), che ora possono interagire con la rete e trasferire
dati ed informazioni: l’oggetto
interagisce con il mondo circostante, in quanto è dotato di “intelligenza”,
ovvero reperisce e trasferisce informazioni tra rete internet e mondo reale.
In questo modo può essere data una “identità
elettronica” a tutto ciò che forma il mondo che ci circonda, attraverso, ad
esempio, Rfid
(Identificazione a radio frequenza) ed altre tecnologie (come il più noto il QR code).
L’IoT è la base di partenza per la realizzazione di
prodotti connessi, ovvero dei cosiddetti Connected Product (oggetti che
“mettono in rete” la loro capacità di rilevazione di informazioni in ogni
contesto).
Quando i connected
product vengono connessi ai sistemi di produzione già nella fase di
produzione consentono di disporre di dati che mettono a disposizione la
possibilità di modificare i Processi.
Quando ai connected product si aggiunge una capacità
elaborativa (anche minima) questi diventano prodotti Connessi e Intelligenti (entriamo
così nella fascia degli Smart product: ovvero connessione + intelligenza).
La fase definibile come pre-Internet of Things è rappresentata dalla sensoristica
“semplice”.
I dispositivi sono infatti sensori che
rilevano informazioni e le trasformano in dati digitali (manca, in questa fase pre-IoT la connessione in rete, e si
tratta di dispositivi che in forme e modalità diverse sono interrogati
“manualmente”).
Il passaggio dalla sensoristica all’Internet of Things
è costituito appunto dalla connessione in rete.
L’Internet delle cose appunto: ovvero il
sensore che rileva i dati della “cosa”, che “parla” ad es. della
sua temperatura, del suo movimento, della qualità dell’aria che
lo circonda e che “mette in rete” questi dati.
Gli oggetti connessi nel
mondo attraverso questa nuova tecnologia sono ormai svariati miliardi, e nuovi
ambiti lavorativi e l’economia ne vengono influenzati.
Gli utenti che hanno oggetti riconducibili
all’Internet delle cose, come braccialetti o orologi intelligenti, spesso non
sanno di poter dire di utilizzare un oggetto dell’IoT (ovvero connesso).
L’internet delle cose associa il tema di Internet con
gli oggetti reali della vita di tutti i
giorni, oggetti (e dispositivi)
che saranno sempre più connessi e che stanno
dando vita a una rete ancora più fitta di presenza sul territorio e in tutti
gli ambienti che necessitano di controllo, automazione e rilevamento.
Una vera e propria nuova Internet proprio perché apre prospettive un tempo
inimmaginabili, in cui gli oggetti assumono un ruolo attivo grazie al fatto di
essere in rete e di inviare e ricevere dati sulla rete.
Ma per poter funzionare, l’IoT ha bisogno di
raccogliere e archiviare una grossa mole di dati: si stima che si
arriverà a oltre 25 miliardi di apparati Iot entro il
2020..
Una videocamera non sarà più solo nella condizione di
inviare dati e immagini, ma nella condizione di farlo in modo intelligente; il
nostro orologio potrà ricordarci appuntamenti e verificare se effettivamente li
rispettiamo, ad esempio se siamo o non siamo in un certo luogo a una certa ora
o, se, sempre in funzione della distanza, dobbiamo affrettarci perché
altrimenti facciamo tardi; le confezioni di prodotti alimentari potranno trasferire
importanti informazioni sulla qualità del prodotto, sul modo in cui è stato
realizzato e su coloro che hanno partecipato alla produzione e che fanno parte
della filiera food; per non parlare poi delle automobili che potranno dialogare
costantemente con l’ambiente circostante e facilitare la nostra guida,
aumentando comodità e sicurezza.
Tutti gli oggetti “intelligenti” saranno
chiamati a comunicare in una forma sempre più interconnessa, e già questo
rappresenta una straordinaria opportunità di business per tutti gli operatori
del settore.
Se da un lato infatti è prevedibile una importante
opportunità di business in termini di diffusione di piattaforme di sviluppo e/o
in termini di soluzioni di connettività,
da un altro lato un ambito di crescita fondamentale è
rappresentato dai system integrator
e delle società di consulenza (IoT vuol dire integrazione e apre importantissime prospettive in termini di rivisitazione dei
sistemi informativi aziendali, rappresentando una importante occasione di
sviluppo).
Purtroppo,
a fronte di uno scenario che fa crescere le opportunità di business e di
ricchezza aumentano anche le minacce che porteranno anche un problema di sicurezza in
generale e della sicurezza associata alla protezione dei dati personali.
Certo, in questo
settore, quello della privacy e della tutela dei dati personali e sensibili è
un altro punto importante dell’internet delle cose, ma dopo diversi anni di
curiosità e di sperimentazione dell’IoT, in Italia si iniziano a vedere i primi
risultati concreti (infatti, se da una parte è una nuova fonte di minacce, allo
stesso tempo è anche una fonte di dati e conoscenza per ridurre l’esposizione
ai rischi).
Iniziano a diffondersi
lentamente soluzioni sempre più concrete.
Tra queste
troviamo ad es. i contatori intelligenti (smart meetering) per
misurare i consumi, le soluzioni domotiche, la sicurezza delle persone, i
servizi di infomobilità e la registrazione dei parametri di guida.
Esistono ad oggi molti esempi e ambiti applicativi
dell’IoT: nel seguito alcuni esempi di IoT e internet delle cose nella vita di
tutti i giorni.
1. Smart City (città intelligenti)
Le città intelligenti (alcuni
le chiamano città
sensibili) si riferiscono a strategie di pianificazione urbanistica che
migliorano la qualità di vita in città, e cercano di soddisfare le esigenze ed
i bisogni dei cittadini. Esempi sono i semafori intelligenti (che
diventano verdi quando non passano macchine dal senso opposto) oppure i sistemi
innovativi per la gestione e smaltimento dei rifiuti.
2. Smart Building e
Smart Home (case e palazzi connessi)
Le differenze sostanziali tra edifici e case
intelligenti è che, mentre le smart home (case
intelligenti) si rivolgono soprattutto ad un pubblico “consumer” ovvero a consumatori e
fruitori finali dei servizi (esempi possono essere regolare la temperatura
della casa a distanza, oppure sensori di rilevamento per le persone in casa),
le smart building (edifici intelligenti) si rivolgono
soprattutto al B2B,
ovvero alla realizzazione ed ottimizzazione di palazzi ed uffici, per dotarli
di oggetti intelligenti che interagiscono con l’ambiente interno (ad esempio
gestione della luce e dell’energia elettrica).
3. Smart Mobility
Il tema della mobilità è assolutamente centrale per
determinare la qualità della vità delle nostre città e come è stato più volte
enfatizzato non può esserci Smart City se non c’è Smart Mobility.
Sono tante le imprese che stanno pesantemente investendo in questo settore delle Smart Car e delle Connected Car e del
trasporto ferroviario con treni controllati da IoT.
4. Smart Agriculture
Lo Smart
Agriculture chiamato anche Agrifood è uno
dei settori con la più elevata opportunità di sviluppo e con la più bassa
penetrazione, ad oggi, di soluzioni digitalizzate.
Si tratta di un settore che a livello di sensoristica
ambientale e territoriale, di applicazioni per il meteo, di automazione di
apparati per la gestione sempre più precisa di acqua, fertilizzanti, concimi,
agrofarmaci necessita di soluzioni digitali.
5. IoT e Pubblica amministrazione: trasporti, energia, sostenibilità,
rifiuti, ambiente
Oggi le pubbliche amministrazioni ricoprono un ruolo
fondamentale per lo sviluppo dell’Interne delle cose. Secondo gli
analisi, il soggetto pubblico può e deve promuovere azioni di indirizzo
stanziando finanziamenti straordinari destinati a enti pubblici e aziende
private: questo può accadere ad esempio per la riduzione dei consumi energetici
o per la sostenibilità delle aree urbane. Inoltre il soggetto pubblico spesso è
anche committente: è il caso dell’Internet of Things utilizzato per
l’illuminazione stradale o per il monitoraggio preventivo del territorio.
6. Smart Manufacturing (industria 4.0)
Lo Smart Manufacturing (anche
chiamato industria 4.0) è stato
certamente uno dei precursori del mondo IoT. Applicazioni IoT sono attive da
tanti anni, da ben prima che si iniziasse a parlare di Internet delle cose.
Oggi questo settore è uno dei più maturi e unisce tematiche legate
all’automazione con tematiche legate al mondo della robotica. L’Industry 4.0 è diventato un vero e proprio Piano del Governo
Renzi altrimenti conosciuto anche come Piano Calenda, dal nome del
titolare del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) Carlo Calenda. Il Piano attribuisce grandissima importanza
all’IoT come fattore di sviluppo e di integrazione nelle imprese e come
elemento di congiunzione tra la Information Technology e la Operational
technology (IT e OT).
7. IoT e blockchain: lo IOTA
Se le cose, ovvero l’Internet of Things, possono comunicare e
possono mettere a disposizione dati utili per comprendere i fenomeni, per
analizzare situazioni e ambienti, per prendere decisioni, perché l’IoT non può
essere anche dotato della possibilità di effettuare acquisti e di gestire pagamenti digitali?... La possibilità
è concreta ed è da tempo al centro di attività di ricerca e di sviluppo. In
questo senso si colloca anche la realizzazione e lo sviluppo di una speciale
criptovaluta: IOTA. Stiamo parlando di una critpocurrency progettata per
realizzare soluzioni di pagamento tra macchine (M2M) o appunto tra oggetti: dunque
una criptomoneta che non prevede fee per transazione. Lo sviluppo di IOTA è
gestita dalla IOTA Foundation che prevede tra l’altro la realizzazione di
modelli di microtransazioni per il mercato delle Tlc.
8. App Economy all’In-Things Purchase
Grazie all’Internet of Things in
pochi anni come è ben noto sono nati nuovi mercati, grazie alla realizzazione
di nuovi prodotti e nuovi servizi. Grazie a questa innovazione sono nate nuove
modalità di relazione con i consumatori e con le imprese. La diffusione di
prodotti connessi e la crescita nella disponibilità di nuove
funzionalità, sta permettendo di pensare ai prodotti non più
solo come oggetti in grado di soddisfare a dei bisogni ma a prodotti come veri
e propri canali di vendita. Proviamo pensare al mondo mobile e alle opportunità
che si sono aperte con la App Economy. Il nostro smartphone è diventato
per i produttori di servizi via App un nuovo canale di vendita, ed esattamente com’è avvenuto con le App questo
modello può adesso essere applicato alle cose, ovvero all’Internet of Things.
Stiamo parlando della prospettiva In-Things
Purchase che come nella App Economy porta a una semplificazione
nell’acquisto di nuovi servizi, features, personalizzazioni o integrazioni di
ciò che sta utilizzando. Nella App Economy la scelta di
acquisto avviene direttamente all’interno dell’applicazione, senza passaggi e
operazioni intermedie e potendo godere direttamente e immediatamente dei
vantaggi legati al nuovo acquisto, direttamente sullo Smartphone. Se
si prende l’In-App Purchase del mondo Mobile e lo si
porta nel mondo dell’Internet of Things, se si integrano gli
“Smart Objects” con sistemi di identity
management e smart payment si aprono spazi di
innovazione che permettono agli oggetti intelligenti di arricchirsi di funzioni
acquistandole “in autonomia” e in modo diretto sul mercato. Una autonomia che
prevede anche la possibilità di gestire il payment. Con In-Thing
Purchase si definisce un acquisto che, effettuato direttamente nel corso
dell’interazione con un oggetto intelligente connesso, ne attivi
extra-funzionalità o extra-servizi che potenziano il valore del proprio utilizzo.
9. Il ruolo del 5G nello sviluppo dell’Internet of things
La quinta generazione della rete di comunicazione
mobile, il 5G, rappresenta la chiusura del cerchio per
l’ecosistema dell’Internet of Things, perché grazie
alle sue caratteristiche e al cosiddetto “network slicing”
consentirà la connessione di un numero di device molto più elevato di quanto
non sia possibile oggi, assicurando allo stesso tempo prestazioni, tempi di
latenza e affidabilità che fino a oggi non erano possibili. Caratteristiche che
semplificheranno in maniera decisiva l’utilizzo di droni e robot anche in
mobilità. Lo standard 5G è considerato comunemente
come il fattore che consentirà dall’IoT di decollare
definitivamente per raggiungere i grandi numeri che le previsioni prospettano,
per arrivare a connettere, nel 2025, 76
miliardi di dispositivi (oggi sono circa 20 miliardi).