Smart City - Finanzadimpresa

Impresa Certificata F-GAS
CAT. I - Reg. UE 2015/2067
FER Elettriche, Termoidraulica
Impresa Abiitata DM 37/08
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Smart City

Aree d'Intervento > Energie Alternative > E-Mobility > Focus
La città intelligente (smart city) è un insieme di strategie di pianificazione urbanistica tese all'ottimizzazione e all'innovazione dei servizi pubblici così da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita grazie all'impiego diffuso delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica, al fine di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.

La Smart City assume per la prima volta un rilievo nazionale con l’Agenda Digitale Italiana, (Decreto Sviluppo e Agenda Digitale – DL 22 giugno 2012, n.83) istituita con il Decreto Sviluppo, i cui principali obiettivi sono:
- formulazione di una visione;
- definizione di modelli e strumenti operativi;
- costruzione di uno schema ordinatore per finalizzare le iniziative di ricerca e innovazione.

Con Il Decreto Crescita 2.0 (Decreto Crescita 2.0 e comunità intelligenti – DL 18 ottobre 2012, n.179) si  disciplinano i  compiti dell’Agenzia per l’Italia Digitale e si descrivono le principali caratteristiche delle comunità intelligenti.

Il Decreto Fare – DL 21 giugno 2013, n.69 riorganizza la governance dell’Agenda Digitale, ridefinendo i compiti della cabina di regia che dovrà presentare al Parlamento un quadro complessivo su:
- norme vigenti;
- programmi avviati e loro stato di avanzamento;
- risorse disponibili.

Rendere smart le città significa sottoporle a un insieme coordinato di interventi che mirano a renderle più sostenibili dal punto di vista energetico-ambientale, per la qualità dei servizi assicurati ai cittadini, per la partecipazione sociale indotta, per i nuovi servizi offerti e le iniziative economiche innescate.

Le molte definizioni di smart cities sottintendono un insieme coordinato di interventi che mirano a rendere le città più sostenibili:
- da un punto di vista energetico-ambientale, attraverso scelte e tecnologie che permettono di risparmiare energia, di utilizzare energia rinnovabile sia nelle nostre case quanto nelle strade;
- da un punto di vista funzionale, assicurando qualità dei servizi urbani nel rispondere alle richieste degli utenti e nello sviluppare capacità di adattamento.

Ma la sostenibilità è intesa anche nella qualità stessa della vita a partire dallo sviluppo della partecipazione sociale, elemento fondante del senso di comunità (smart communities) e nell’indotto produttivo collegato ai nuovi servizi.

Infine la sostenibilità è intesa anche nel senso di capacità della città di pianificare una crescita coordinata, preservare un corretto rapporto con il verde, reagire in modo coordinato e flessibile alle emergenze ambientali come a quelle dovute ad attività umane, garantire la sicurezza sotto tutti i punti di vista.

Per realizzare questo collante tra tante tematiche si fa ampio utilizzo di tecnologie ICT (informazione e telecomunicazione) e soprattutto di intelligenza e di capacità di progettazione sistemica, da cui l’aggettivo smart.

Tale integrazione poggia infine sulla capacità di costruire modelli di business che possono auto-sostenersi economicamente combinando risparmi energetici, offrendo nuovi servizi e condividendo infrastrutture ICT fra molte applicazioni di connettività.

Ciò che differenzia l’approccio smart city rispetto al passato è quello di vedere in una unica cornice tanti aspetti che fino ad oggi sono stati affrontati separatamente.

Si pensa alla città come ad un insieme di reti interconnesse, quali la rete dei trasporti, la rete elettrica, la rete degli edifici, la rete delle relazioni sociali, la rete della pubblica illuminazione, dell’acqua e dei rifiuti e così via.

L’integrazione di tali reti in un disegno coordinato è quella che rende possibile nuovi servizi impensabili fino al decennio scorso ed apre possibilità di trasformazione progressiva della città, in grado di sostenere la creazione di aree urbane europee dove l’elevata qualità degli standard rendano gradevoli i luoghi in cui vivere e lavorare.

Quest’ultimo punto è forse il più impegnativo perché implica servizi flessibili ma è la chiave di svolta per mettere in moto il meccanismo della resource on demand ossia fornire il servizio esattamente nel luogo, nel tempo e nella intensità richiesta.

È questo il punto di contatto fra tematiche energetiche e tematiche sociali perché indubbiamente l’ascolto del cittadino ne stimola la partecipazione; la accuratezza nello spendere le risorse (è la via per l’efficienza energetica, si pensi alle applicazioni di energy on demand, mobility on demand, lighting on demand).

È inoltre il punto di convergenza di aspetti legati alla replicabilità dei progetti in quanto uno degli elementi base che insieme alla vendita dei nuovi servizi, ne permettono il ritorno economico e quindi rendono realisticamente definibile l’intervento come modello per la trasformazione della città.

Uno dei versanti su cui il dipartimento europeo è intervenuto dopo l’adozione del pacchetto sul clima ed energia del 2008 è stato quello di  lanciare il Patto dei Sindaci per avallare e sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile

Tale organizzazione, sostenuta in Italia da molte associazioni di comuni e provincie si è avvicinata sempre più alle tematiche della smart city perché hanno intravisto nell’approccio sistemico, la strategia più significativa di trasformazione coordinata della città nella direzione dello sviluppo sostenibile.

Benché un numero sempre crescente di comuni stia dimostrando la propria volontà politica di aderire al Patto, non sempre questi dispongono delle risorse finanziarie e tecniche per tener fede agli impegni.

Nel caso delle medie e piccole città, infatti, l’attenzione è rivolta soprattutto alla riduzione delle principali fonti di spesa.

I limiti di spesa imposti dal Patto di Stabilità impongono ai Comuni di ridurre il ricorso a forme di finanziamento onerose: gli investimenti e dunque le innovazioni devono conseguentemente avere tempi di ritorno limitati (payback), e quindi una progettualità legata ad aspetti più concreti e competitivi.

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